L’ANGELO DELLA STORIA

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L'ANGELO DELLA STORIA

una costellazione di aneddoti storici paradossali

Non è che il passato getti la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato: l’immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’adesso in una costellazione
Walter Benjamin

Nel suo ultimo lavoro il filosofo Walter Benjamin descrive un angelo che vola con lo sguardo rivolto al passato, dando le spalle al futuro: le macerie di edifici e ideologie si accumulano davanti ai suoi occhi [strumenti musicali in fondo all’oceano, radar malfunzionanti, balene spiaggiate] e l’angelo vorrebbe fermarsi a ricomporre i detriti [neonati morti, statue in Antartide, conigli fluorescenti], ma una tempesta gonfia le sue ali e lo trascina inesorabilmente in avanti [danze isteriche di massa, paracaduti inceppati, gatti milionari]: questa tempesta è ciò che chiamiamo progresso. Per quanto l’angelo osservi il susseguirsi degli eventi [mani sui tasti di un pianoforte, funghi atomici, cartoline nella giungla] e cerchi di resistere alla tempesta, non può fermarsi e intervenire, non può rincollare i pezzi e rifondare una realtà condivisa, non può fare assolutamente nulla per aiutarci – se non altro perché gli angeli non esistono [cocktail al cianuro, numeri irrazionali, racconti intorno al fuoco]. Quale altro essere senziente potrebbe provare a ricomporre l’infranto, smontare le narrazioni e – volando o meno – finalmente girarsi per proiettare lo sguardo in avanti?

*** PREMIO UBU SPETTACOLO DELL’ANNO 2022 ***
*** NOMINATION PREMIO UBU MIGLIOR SCRITTURA DRAMMATURGICA 2022 ***

Crediti

creazione Sotterraneo
ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa

luci Marco Santambrogio
costumi Ettore Lombardi
suoni Simone Arganini
montaggio danze Giulio Santolini

responsabile produzione Eleonora Cavallo
assistente produzione Daniele Pennati
responsabile amministrative Federica Giuliano

produzione Sotterraneo
coproduzione Marche Teatro, ATP Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Teatro Nacional D. Maria II
contributo Centrale Fies, La Corte Ospitale, Armunia
col supporto di Mic, Regione Toscana, Fondazione CR Firenze

residenze artistiche Centrale Fies_art work space, Centro di Residenza Emilia-Romagna/La Corte Ospitale, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, Armunia, Elsinor/Teatro Cantiere Florida, ATP Teatri di Pistoia

Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory, è Artista Associato al Piccolo Teatro di Milano ed è residente presso l’ATP Teatri di Pistoia

un grazie speciale a Gabriele Grossi

RECENSIONI

Nella raffinata drammaturgia che prende le mosse da Walter Benjamin, da Yual Noah Harari e da altri pensatori per procedere poi del tutto autonoma, Sotterraneo dispiega davanti agli occhi della platea una costellazione di eventi storici senza reciproca connessione […]. Ma a legare come un filo invisibile tutte le vicende rievocate ne L’Angelo della Storia, cucite in una composizione scenica rigorosa e calligrafica, è soprattutto una riflessione sulla potenza del racconto per l’essere umano. Convinzioni personali, modelli di realtà,auto-convincimenti […]. «Uscire dal racconto – chiosa la drammaturgia tra il serio e il faceto – significa quasi sempre morire». Quale funzione resta dunque al teatro nella visione di Sotterraneo? Tempio del mito fin dall’antichità, luogo per eccellenza delle storie, oggi può diventare invece il luogo per decostruire finzioni e per mettere in discussione certezze. Intelligente, ironico, sulfureo, il teatro di Sotterraneo si fa dunque soprattutto palestra di paradosso, allenamento al dubbio.

Maddalena Giovannelli, Il Sole 24 ore

Andate a vedere il nuovo spettacolo di Sotterraneo. Si intitola L’angelo della storia ed è uno spettacolo intelligente, bello, importante.

Oliviero Ponte di Pino, ATeatro webzine di cultura teatrale

“Su un palco vuoto sul quale si stagliano soltanto due flightcase e uno schermo di luci al neon in funzione di datario, a essere vivificati dall’ensemble sono così piccoli stralci biografici di figure gigantesche […] o di ignoti e bislacchi individui […] colti in quei frangenti esistenziali che più sembrano manifestare l’esatta natura di un’epoca e di un mondo. Sono microstorie, vicende che, come insegnato dal magistero di Carlo Ginzburg e Giovanni Levi, possono tuttavia illuminare le pieghe più oscure e nascoste del loro tempo […] le storie si rincorrono e si sfrangiano, defluiscono l’una nell’altra, esplodono in schegge di esistenze reali o fantastiche. […] Convinzioni errate e cieche persuasioni, ipse dixit, teorie alla quali soggiacere con spirito più religioso che scientifico, costituiscono d’altra parte il fil rouge delle decine di storie affrontate, la cui costellazione delinea un feroce saggio sui modelli di realtà grazie ai quali interpretiamo il mondo e dai quali ci facciamo guidare nelle nostre azioni. […] Ed è qui che L’Angelo della Storia opera uno scarto ulteriore, confermando la grandezza dell’operazione eseguita dal gruppo e distillando una preziosa ambiguità di fondo. […] Allo spettatore permane il dubbio, parzialmente silenziato dalla mirabolante esperienza percettiva, che la narrazione – e stricto sensu, il teatro – non sia poi un’arte salvifica, che le notti di Shahrazād siano solo un’illusione, e che questo pervasivo storytelling, nel quale siamo immersi e che noi stessi alimentiamo, sia esso stesso una pena capitale. […] Sarà forse per questa ragione che, nell’erigere la grotta sulle cui pareti i primi sapiens iniziarono a disegnare, i Sotterraneo devono celare alla vista il palcoscenico: cancellando, per brevi istanti, tutte quelle storie che da millenni, là sopra, ascoltiamo.

Alessandro Iachino, Doppiozero

“Lo spettacolo del Sotterrano ha il pregio di essere non solo ironico e complesso, stratificato e intelligente, ma soprattutto ha la forza di riconnetterci con la nostra animalità. Che non va intesa come un’affermazione new age sugli istinti repressi, ma come la dimensione biologica che la nostra specie occupa in un vasto e complesso ecosistema che contribuisce a manipolare e non sempre per il meglio. Lo fa con acume e con gusto del paradosso […] ma è un’ironia che serve, in un certo senso, a rassicurarci mentre ci addentriamo in una vertigine profonda che scardina le nostre convinzioni più prossime, più quotidiane. La vertigine ridimensiona il mito, ci mostra la fallacia delle nostre credenze e delle nostre reti neurali, ma allarga almeno un po’ lo spettro del visibile. Un gesto di cui abbiamo tutti urgente bisogno.”

Graziano Graziani, Stati d’eccezione

Che cosa sono i fatti all’interno della storia? Certamente sono degli atti di coscienza, attraverso i quali gli esseri umani potranno definirne i mutamenti, raggrumare i frammenti sparsi di passato e con essi comporre un presente ideale, qualcosa che sia al contempo fruibile, plausibile. Ma proprio in virtù di questo i fatti, nella storia, corrispondono a delle immense illusioni, mediante le quali ci permettiamo di costruire una narrazione, differente secondo esperienza, latitudine, risorse economiche, conseguenze. […] Sotterraneo ha trasformato negli anni il proprio impegno teatrale, innescando un processo di estrema complessità che si estende all’opera concettuale su più larga scala, giungendo a definire il teatro in sé – ed è sicuramente un processo iniziato fin dalla fondazione della compagnia – come non più il fine, ma il mezzo attraverso cui scavare nelle cavità di questo tempo.

Simone Nebbia, Teatro e Critica

“I Sotterraneo con L’Angelo della Storia danno corpo, movimento e racconto a una stellare sintesi della necessità dell’uomo di costruire una narrazione di sé e del mondo, dai tempi delle caverne a oggi. […] Ciò che fanno i Sotterraneo è sbatterci in faccia la nostra coazione a ripetere narrazioni in cerca di un senso, di una ragione plausibile sulla casualità e sul divenire, in cui il nostro stare al mondo è un definirsi e ridefinirsi continuamente rispetto ai racconti che incontriamo e abitiamo. E tutto ciò accade in scena con grande leggerezza, incredibili intensità e compattezza esecutiva che fa rimanere a bocca aperta, che regala piacere e inquieta, che coinvolge e respinge, che chiede di partecipare ma al tempo stesso sa tenere con intelligenza le distanze, proprio come i grandi racconti in cui è bello muoversi perché ci si sente al tempo stesso un po’ di casa e un po’ estranei. Ma non è forse questa la situazione che è data all’uomo, ospite della Terra e non suo signore e padrone?”

Nicola Arrigoni, Sipario

“Rimane comunque un groppo in gola vedendosi rappresentati sul palco: un essere umano che, per sembrare di essere felice, anche solo un attimo, ha la sola possibilità di illudersi di poter padroneggiare la vita, quando invece basta una briciola perché l’ingranaggio si fermi e lo faccia ripiombare alla triste realtà: essere una piccola informe parte dell’infinito. Noi, esseri senzienti, riusciremo mai a provare a ricomporre quanto abbiamo distrutto nei secoli, smontando le false narrazioni che abbiamo inventato e riuscendo finalmente a voltarci, proiettando quindi il nostro sguardo verso un futuro realizzabile?”

Mario Bianchi, Krapp’s Last Post

Attraverso un linguaggio teatrale fatto di simultaneità e ingegnosità, i cinque interpreti di Sotterraneo mettono in scena una vera e propria «mappa del paradosso», trasportando un pubblico rapito ed estatico in una corsa a perdifiato lungo i meandri di una Storia che spazzolano convintamente contropelo. […] Traducendo in gesto scenico un pensiero filosofico invero complesso, con L’angelo della storia i Sotterraneo riescono a immaginare e ad agire un rapporto soggetto-storia aperto e problematizzante, che non si risolve in una passiva accettazione del dato ma che, creando quelle che Benjamin chiama «immagini dialettiche», riesce a rivelare i processi che li hanno determinati, le loro intenzionalità profonde, i loro valori allegorici e le opportunità che da esse sprigionano.

Francesco Chiaro, Persinsala

“È ancora uno spazio scenico in divenire, sembra farsi nel mentre accade, mentre prendono parola i performer, anzi la orchestrano (la danzano), uno spazio “esposto” quello de L’Angelo della Storia dei fiorentini Sotterraneo […] Spazio apparentemente neutro, di primo acchito, che va definendosi nelle repentine “inquadrature” e azioni, decisamente dinamiche e coreografiche, lì a organizzare e a disfare gli elementi di cui si servono in una cornice, nella tradizione d’autore che li contraddistingue, di una messa in esposizione di sé e del loro portato teorico che si fa drammaturgia. […] Il testo detto, allora, quella parola protesa verso lo spettatore è portatrice di segni che si assommano frantumandosi subito dopo in un puzzle di immagini evocate come in una tessitura alla Aby Warburg;[…] parola mai imbonitrice in quel loro modo tra prossimità e nocumento, tra docufiction e rappresentazione, una parola pronta a imbastire la complessa e stratificata dissezione di argomenti per riportarci all’attenzione di un nostro tempo prossimo in scadenza […] Sul fondale in alto un grande display manda a ciclo continuo una serie di date, simbolicamente tarate sugli avvenimenti presi in considerazione quali detonatori di un fraintendimento di senso che fissa una geografia possibile e dove il non detto e la verità relativamente alla Storia “organizzano” una linea di demarcazione opaca e personale del suo racconto, quel racconto fatto di biografie e scossoni epocali e che il pensiero estetico di Walter Benjamin ha delegato a suo tempo all’opera d’arte […] Sono soltanto opzioni, si diceva, nell’opacità della Storia, informazioni temporanee che il gruppo “rilascia” allo spettatore in un crash della memoria, soggettiva e collettiva.”

Paolo Ruffini, Limina Teatri

“Quel che è evidente è come la scrittura, che procede per battute fulminanti, sia capace di farci ridere e al tempo stesso di porci con ferocia davanti alla crudeltà della dimensione di incertezza nella quale viviamo (e abbiamo vissuto come sapiens) su questa nostra terra al collasso. […] Non il semplice susseguirsi di fatti che attraversano le epoche – dunque – quanto una fotografia della realtà, disegnata dall’intuito di una compagnia che tenta di catturare l’istantanea sfocata della storia dell’essere umano.”

Agnese Doria, Altre Velocità

“Teatro politico e contemplativo su contingenza e necessità, scelte e decisioni, momento e congiuntura, individuo e comunità, il senso di partecipazione al momento che riassume lo stupore, la minaccia e la responsabilità di tutti noi di continuare e trasmettere conoscenza, il nostro debito verso le prossime generazioni. […] Un processo vivo e dinamico di riflessi affettivi su miti e valori, cultura, società, tempo, natura, futuro dell’umanità e buchi neri. Un senso del mondo nella sua totalità e particolarità, un viaggio completo nel campo dell’inconscio, nel paesaggio della memoria e dell’identità, della vita e della morte, della pace, della guerra, delle atrocità di massa, del progresso.”

Angela Mantziou, City Portal

“Smentita la dialettica storica secondo Marx, aggiornamento materialista della teleologia cristiana, l’umanità arranca per accumuli disordinati di macerie. Dentro questo orizzonte, Sotterraneo compone una drammaturgia a frammenti (modalità per altro cara anche a Benjamin, che la riteneva l’unica espressione possibile della modernità) che si irradia sfondando l’ottimismo della linearità: del processo storico e di quello teatrale. […] Le date si accavallano, si sovrappongono, si accostano per incongruenze e paradossi, si incuneano nello scarto di senso e nei millenni dell’evoluzione dei Sapiens, inchiodati dall’inizio dei tempi all’idolatria del racconto. Che è sempre correzione, mistificazione, consolazione, aggiustamento dentro i paradigmi e i modelli di realtà con cui ostiniamo a organizzare il mondo per dare un senso alla nostra presenza sul pianeta Terra. A tutto questo corrispondono la compattezza, la precisione e l’implacabilità dell’esecuzione performativa. […] I cinque protagonisti innervano una partitura di azioni, traiettorie, geometrie a incastro, sincronie e diacronie, coreografie, anatomie composite. […] Come se tanto lavoro di testa avesse stanato anche i corpi, portandoli alla ribalta non solo come veicoli del discorso ma come esigenza potenziata e imprescindibile dell’atto teatrale. Oltre il virtuosismo tecnico, a colpire è l’organicità corpo-mente, grande utopia novecentesca che Sotterraneo sembra ritrovare come punto di partenza per una nuova ecologia del teatro.”

Sara Chiappori, La Falena

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L'Angelo della Storia Trailer

GALLERY

ph. © ph. Giulia di Vitantonio_courtesy Inteatro festival

CIRCUITAZIONE

2024

L’Angelo della Storia

Teatro Toselli, Cuneo
Teatro SOMS, Racconigi
Teatro Bonci, Cesena
LAC, Lugano
Teatro Camploy, Verona
Teatro Ariosto, Reggio Emilia
Teatro Pergolesi, Jesi
Teatro De Filippo, Cecina
Teatro Sociale, Bergamo
Maribor Theatre Festival, Maribor
Teatro il Lavatoio, Santarcangelo
Shanghai Dramatic Arts Center, Shanghai

2023

L’Angelo della Storia

Teatro Koreja – Lecce
Teatro Laura Betti – Casalecchio di Reno
Teatro Sperimentale – Ancona
Teatro Sperimentale – Pesaro
Theatre of The Society for Macedonian Studies – Thessaloniki
Terreni Fertili Festival – Gualtieri
International Festival of Theatre, Geochang
Scenario Festival, Bologna
Città delle 100 Scale Festival, Potenza
Enduring Love, Centrale Fies
Teatro Politeama, Poggibonsi
Teatro Municipale, Piacenza
Teatro Astra, Vicenza
Teatro Cantiere Florida, Firenze
Teatro Manzoni, Pistoia
Wonderland festival, Brescia
Teatro della Tosse, Genova
Teatro Alfieri, Asti
Teatro Il Mulino, Piossasco

2022

L’Angelo della Storia

InTeatro – Ancona
Inequilibrio festival – Rosignano Marittimo (LI)
BMotion festival  – Bassano del Grappa
Festival Le Colline Torinesi – Torino
Piccolo Teatro Grassi – Milano
Teatro India – Roma
Teatro Ca’ Foscari – Venezia
Palamostre – Udine
Teatro Herberia – Rubiera
Fuori Luogo Teatro – La Spezia
Cinema Teatro Excelsior – Reggello
Teatro Bolognini – Pistoia

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