BE NORMAL!

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BE NORMAL! _ Daimon Project

Una giornata impossibile fra aspirazioni, fallimenti e sopravvivenza quotidiana

Cosa fai per vivere?

Ho visto le migliori menti della mia generazione domandarsi se ti pagano, quanto, quante ore al giorno lo fai, per quanto ancora pensi di farlo, lo fai perché senti di doverlo fare o lo devi fare per soldi?
Ho visto le migliori menti della mia generazione perdersi e lasciar perdere. Ho visto le migliori menti e anche le peggiori guardare dritto negli occhi il proprio daimon e sparargli, tanto che me ne faccio.
Se dovessimo fare uno spettacolo teatrale parlerebbe di questo, ci sarebbero due attori più o meno trentenni, un maschio e una femmina, sarebbero italiani, persone comuni, e dovrebbero farsi un gran culo sulla scena, provare in ogni modo a fare non si sa bene cosa, il pubblico dovrebbe provare pietà per loro, poi per se stesso, poi tutto andrebbe sempre peggio, sarebbe un disastro, e forse potremmo farla finita per sempre con la domanda “Certo, teatro – ma di lavoro?”.

Crediti

concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri
scrittura Daniele Villa

luci Marco Santambrogio
consulenza costumi Laura Dondoli, Sofia Vannini
oggettistica Cleto Matteotti, Eva Sgro’
grafica Massimiliano Mati
disegni Claudio Fucile

produzione Sotterraneo
coproduzione Associazione Teatrale Pistoiese, Centrale Fies
sostegno al progetto BE Festival (Birmingham), Opera Estate Festival Veneto, Regione Toscana
residenze Centrale Fies, Associazione Teatrale Pistoiese, Warwick Arts Centre

Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory, è Artista Associato al Piccolo Teatro di Milano ed è residente presso l’ATP Teatri di Pistoia

RECENSIONI

«Due i lavori da applaudire: uno è BE NORMAL! versione definitiva, con cui Teatro Sotterraneo ritrova l’efficacia del suo linguaggio teatrale secco e ironico, un “misurato irrealismo” sulla dura vita dei trentenni […], creando spazi diversi e una sovrapposizione di tranche de vie sempre più parossistiche e amare».

Anna Bandettini, La Repubblica

«Il linguaggio inconfondibile del Sotterraneo […] chiude il dittico con BE NORMAL!, il funerale (con tanto di piccola bara) di una generazione […]. Un’altra loro analisi vivace che fotografa l’amara realtà di aspirazioni stellari e squallide frustrazioni terrene».

Tommaso Chimenti, Il fatto quotidiano


«Non solo ironico, spiazzante e ben ritmato – come quasi ogni spettacolo del Teatro Sotterraneo – BE NORMAL! sa riflettere in modo originale sul conflitto fra generazioni di oggi, sui giovani che si confrontano con ambizioni spesso irrealizzabili…  […] Divertente e denso. Complimenti davvero. Da vedere».

Gherardo Vitali Rosati, www.gherardovitalirosati.it

«Ecco ora una storia di ordinaria normalità. Quella di una coppia di trentenni, un maschio e una femmina, che si trovano ad affrontare una giornata qualsiasi […]. Ma la cifra di Teatro Sotterraneo, che certo non è mai stato incline né al realismo né ai piagnistei, imprime quello scarto da straniamento brechtiano in versione pop capace di affondare la lama nella carne viva di un problema ridendoci sopra. […] Un fuoco di fila di arguti paradossi scandisce la loro giornata: […] sono brevi, diaboliche scene scandite dalle ore di una giornata senza prospettive. Si ride per non piangere di questa quotidiana lotta generazionale più per la sopravvivenza che per la cura del proprio daimon. Ma è anche vero che la beffarda “rabbia giovane” del gruppo fiorentino è un invito tra le righe a non arrendersi».

Claudia Cannella, Hystrio

«BE NORMAL!  intreccia immagini e azioni surreali, così spietatamente eccessive fino a sfumare amaramente nel grottesco (e dunque nel reale, più che nella finzione), sorta di ready-made atroci che si rivoltano contro la realtà che li ha creati; riflessioni di un certo respiro socio-culturale, frammenti di indagini statistiche con tanto di grafici e proiezioni e anche qualche momento di rara poeticità. […]È una parola totale quella con cui sono scritti e rappresentati i testi di questo gruppo, che invade ogni livello della scena, attinge stimoli dal mezzo con cui viene veicolata e assume nuova forza dalla sua declinazione in luoghi e supporti altri rispetto alla parola detta (su cui comunque viene fatto un lavoro di spessore). […] In ogni caso, quello di Teatro Sotterraneo è un teatro che si assume la responsabilità di affrontare il proprio tempo, dentro e fuori dal teatro e dai suoi linguaggi. E di parlarne in pubblico senza mezze misure, in tutta la sua complessità. Il che, in questi anni, è già qualcosa di importante, che fa di molto la differenza».

Roberta Ferraresi, www.iltamburodikattrin.com

«Sul palco del Teatro Sotterraneo […] c’è un’intera geografia che prende corpo per estensione percettiva: là dove c’è solo un fondale nero e due colonne non previste nel mezzo, quel loro gioco rivela una metropolitana in attesa di passeggeri, strade, semafori, supermercati, ma invece di geo-soffocare il mondo-palcoscenico lo intreccia a quelle ipotesi figurali in un continuo straniamento che è un po’ una misura stilistica di riconoscibilità e connota la loro ricerca di arguzia e affilata ironia. […] Amaro decorso dell’evoluzione – in linea con il sorprendente Dittico sulla specie – questo spettacolo si segnala per una doppia linea espressiva cui ricondurre una visione totale. Se dietro lo spazio scenico un display silenzioso decorre freddamente l’intera agonizzante giornata tutta da sopra-vivere, è possibile che ci si riscaldi paradossalmente quando i corpi sono usciti di scena per diventare voci, è possibile scoprire l’amore seguendo la storia di due casse della Pelanda, le nostre emozioni dalla loro muta, scomoda vicinanza; è possibile farsi battere qualcosa nel petto quando una piccola bara bianca arriva in scena, accompagnata dalle note di The sound of silence in una incantevole versione a cappella. È possibile. «Nella società in cui c’è posto solo per uno dei due io: voi o il vostro demone», è possibile che la vera leggenda, il vero mito da conservare, non sia altro da quello nato con noi, da noi stessi annientato».

Simone Nebbia, www.teatroecritica.net

 

«Sara Bonaventura e Claudio Cirri danno vita ad uno spasmodico e frenetico rincorrere ideali di realizzazione sociale destinati a fallire. […]  Un annullamento della propria coscienza che annaspa per cercare di restare a galla in un mondo che non le appartiene più. Un frenetico e compulsivo agire che fa fare ai due interpreti azioni come fossero automi. […] L’impotenza come condizione esistenziale fine a se stessa. La potenza visiva si associa al messaggio che arriva al pubblico con una forza emotiva incredibile. E veritiero! BE NORMAL! sembra dirci che non c’è futuro e il non sense delle loro azioni è la chiave di lettura per desistere a cercare un finale consolatorio. Non è una storia che inizia e ha un fine. Senza alcuna retorica da parte loro, i due bravi interpreti cercano il contatto con il pubblico, lo coinvolgono in gag esilaranti, tipiche della loro sprezzante ironia e comicità surreale che non va distinta dall’impegno di cercare di sondare i tanti malesseri della nostra condizione umana. […] il riso che ci hanno regalato gli attori e il loro regista ci lasciano ancora una volta increduli nel disincanto generale che ci accompagnerà uscendo da teatro. Non c’è finale che ci possa far credere di essere stati semplici spettatori per quanto sia finzione e il cinismo non è altro che la crudele verità a cui noi ci siamo assuefatti».

Roberto Rinaldi, www.rumorscena.com

«Di alta fattura e senso […] è BE NORMAL!, ironica e dissacrante ricostruzione del rapporto dell’artista con l’arte […]. Interpretazioni consistenti nella loro leggerezza, un sapiente coinvolgimento del pubblico, la capacità di materializzare e ridicolizzare gli stereotipi di chi considera quello dell’artista un vacuo divertissement («Certo, teatro – ma di lavoro?»), una pervasiva e surreale ironia (dal colloquio di lavoro con la Mafia all’amorevole figlia dei tempi moderni che non si accorge di accudire una madre ormai scheletrica, passando per il tentativo di eliminazione fisica del competitor Gianni Farina di Menoventi) sono infatti figli di una grande padronanza e presenza scenica, ma, soprattutto, di profonda consapevolezza drammaturgica. Cui, giustamente, il pubblico non ha potuto non tributare un lungo e meritato applauso».

Daniele Rizzo e Simona Ventura, www.persinsala.it

 

«BE NORMAL! di Teatro Sotterraneo ci mostra per schegge minime, senza ornamento, la fenomenologia del quotidiano. Un uomo e una donna colti nei loro gesti abitudinari: mettere la sveglia all’alba, alzarsi, prendere la metro, fare un certo cammino calcolabile in misure di palcoscenico/strada: sul cui selciato si alza una specie di onda criminale, come se d’improvviso accadesse qualcosa di insolito e di violento, un omicidio, un annuncio d’apocalisse nel tessuto opaco dei giorni e delle notti. I gesti si insabbiano e il respiro muore dentro, mentre da qualche parte il mondo va in fiamme».

Katia Ippaso, www.glialtrionline.it

« Lo spettacolo va avanti per episodi, costruito con la collaborazione di proiettore e microfoni, uscite di scena che raramente sono tali, essendo sempre presente, almeno con la voce, l’attore. Si entra e si esce dai personaggi, si entra e si esce dalla storia, creando così una composizione giustapposta i cui legami a volte appaiono leggermente sfilacciati ma senza che questo pregiudichi il senso o la godibilità dello spettacolo. Lo spettacolo di Teatro Sotterraneo entra così in quella zona di confine e di empatia con lo spettatore naturalmente, senza ricercarne furbescamente l’apprezzamento. Lo fa grazie alla sua sensibilità pop, alla sua consapevolezza che se, come ammoniva Flaiano, «la situazione è tragica ma non è seria» non si può raccontarla rinunciando a un sorriso ironico».

Giacomo Lambrozio, www.paperstreet.it

« Be Normal! dei Sotterraneo non è uno spettacolo che si possa “raccontare”; o meglio, potremmo anche provare a fare una sintesi di quanto accade in scena, ma così facendo, con tutta probabilità, compiremmo un’opera di vivisezione inutile, che non restituirebbe il senso intrinseco di questo spettacolo, senso che sta precipuamente nella sua frammentazione, nell’idea di discontinuità che percorre e trasmette, nella forza evocativa di una pratica di scena che parcellizza, tritura, rimastica e sputa, con un’ironia graffiante, un discorso sulla società del nostro tempo che, partendo col mettere al centro il rapporto vecchi/giovani (e poi non solo quello), affronta alcuni dei nodi cruciali attorno a cui s’attorcigliano i rovelli di un consorzio sociale la cui crisi strutturale si riverbera nelle dinamiche lavorative, nei rapporti umani e persino nel mondo dell’arte […] È un modo cinicamente comico, urticante, di raccontare la contemporaneità, il consesso sociale che la abita e le conflittualità larvate e latenti che lo corrodono. […] il fatto di riderne – e di farlo con gusto – all’apparenza rinfranca, ma nel bilancino etico sul quale si soppesa ciò che ci si porta a casa da uno spettacolo come Be Normal! è l’amarezza – gradevole per come è stata esposta, ma feroce nel suo portato profondo – a costituire il gusto predominante con cui ascoltare,[…], i suoni del silenzio in cui vagola questa società, serenamente in marcia verso la propria consunzione. »

Michele Di Donato, il Pickwick

VIDEO CONTENT

BE NORMAL! Daimon Project

GALLERY

ph. © Andre Pizzalis, Emiliano Pona

CIRCUITAZIONE

2019

Auditorium Piazza della Libertà – Bergamo

2018

Teatro Comunale – Occhiobello
Auditorium Ugo Guidi – Forte dei Marmi
Auditorium Centro Sociale – Salerno
Teatro Cubo – Torino

2017

Teatro i – Milano
WAM! Festival/ Ridotto Teatro Masini – Faenza

2015

Nuovo Cinema Teatro Italia – Soliera
Teatro al Parco – Parma
Teatro Sociale – Bergamo
Teatro di Asparetto – Asparetto di Cerea
Teatro Sperimentale – Ancona
Teatro Morelli – Cosenza
Teatro Studio – Scandicci
Teatro dei Vigilanti – Portoferraio
Ternifestival – Terni

2016

Teatro Persio Flacco – Volterra
Teatro degli Atti – Rimini
Festival de Almada – Almada
Piccolo Teatro Mauro Bolognini – Pistoia

2014

Teatro Guglielmi – Massa
Teatro Studio/Teatro Stabile – Bolzano
Drodesera – Dro
Short Theatre – Roma
Festival StArtUp – Taranto
Teatro Subasio – Spello

2013

Warwick Arts Centre (prova aperta) – Coventry (UK)
Santarcangelo dei Teatri (studio) – Santarcangelo di Romagna
Drodesera (studio) – Dro
Teatro Bolognini (debutto) – Pistoia
Teatro Yves Montand – Monsummano Terme
Teatro Mattarello – Arzignano

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